Cappuccino senza cacao per favore!

<<Giulia credo che oramai siamo arrivati ad un punto in cui abbiamo poco da dirci tu ed io >> mi disse Andrea il giorno in cui decise in completa autonomia che la nostra storia doveva finire. Era una domenica di Settembre, le vacanze erano appena finite, ed io quel giorno mi ero alzata prestissimo con un solo pensiero, preparargli qualcosa di buono per pranzo. Durante il nostro tour in Puglia avevo seguito un corso di cucina tradizionale pugliese e avevo imparato ad ammassare la pasta, a fare le orecchiette e a cucinare bene il pesce. Volevo che quel pranzo fosse speciale, anche se non avevamo nulla da festeggiare, sentivo che il tempo passato insieme in vacanza ci aveva uniti ancora di più, e volevo coccolarlo. Così ero uscita prestissimo per andare al mercato a comprare dei fiori per abbellire la tavola e avevo trovato dei bellissimi lisianthus bianchi, i fiori che lui mi aveva regalato quando mi chiese di andare a vivere insieme. Tutto sembrava perfetto: la tavola bellissima, i nostri fiori, nel frattempo avevo aperto la bottiglia di vino rosso che avevamo comprato in Salento, un ottimo Negroamaro. Avevo usato la farina comprata in Puglia per fare le orecchiette ed ero proprio soddisfatta del risultato, e sui fornelli bolliva una succulenta zuppa di pesce.

Nella mente ho ancora il suono ritmico dell’orologio appeso alla parete della cucina che scandiva ogni singolo istante di quel pranzo per me paradossale, sento ancora il borbottio dell’acqua per la pasta che bolle in pentola e il rumore che Andrea faceva mentre agitava nervosamente il vino nel suo calice. Tutto era esageratamente amplificato intorno a me, come per sottolineare quel che stava accadendo.

<< Ho fatto di tutto per cercare di salvare il nostro rapporto, siamo anche andati in vacanza in Puglia come volevi! Mi hai chiesto di dormire in un trullo e l’ho fatto>> diceva con una voce calma ma dura allo stesso tempo mentre sorseggiava il vino che aveva roteato con tanto, troppo, vigore.

Io non parlavo, mi sentivo immobilizzata ad ascoltare quelle parole che proprio non mi aspettavo e che mi colpivano come frustate. << Sei cambiata da quando ti ho conosciuta. Ti sei anche lasciata andare e hai messo su troppi chili…>> Continuavo a sentire la sua voce, ma solo una parte di me riusciva davvero a capire quel che stava dicendo, l’altra parte era assente, distaccata. E nel frattempo continuavo a cucinare, avevo buttato giù la pasta che oramai era pronta: muovermi e preparare il pranzo in quel momento mi sembrava l’unica cosa che avesse un senso. Avevo di fronte una persona che vedevo per la prima volta, quello non era l’Andrea di cui mi ero innamorata.

<< Io cerco di aiutarti in tanti modi>> continuò << ti consiglio di evitare certi cibi, ti esorto a mangiare meno, ti dico di andare a correre al parco…e l’altro giorno sono andato anche al negozio bio in via Dante a comprare solo cibo sano e dietetico. E in più ieri ti ho riportato il volantino della palestra sotto casa per farti scegliere il corso che credi sia più adatto a te e tu? In tutta risposta, non solo  hai ignorato tutti i miei messaggi, ma oggi ti sei svegliata all’alba per cucinare tutte queste cose! E’ chiaro ad entrambi che non possiamo andare avanti>>.

Mi sentivo ovviamente vittima di uno scherzo, ero stanchissima per gli sforzi profusi per preparare un pranzo spettacolare e che mi sento dire? Le orecchiette e la zuppa di pesce gridavano vendetta, mentre continuavo a sentirmi una gran stupida perché, oltretutto, avevo anche preparato il suo dolce preferito: tiramisù scomposto alla nutella.

Ironia della sorte era stato proprio il tiramisù a dare il via a tutto. L’avevo appena messo in frigo quando Andrea lo vede e mi dice <<possibile che dopo tutto questo tempo insieme ancora non sai che il tiramisù mi piace senza cacao sopra?>>

I primi tempi ero disperata, appena vedevo del cacao spruzzato sul cappuccino iniziavo a piangere, credo che oramai i bar di mezza città mi abbiano segnalata come psicopatica del cacao in polvere. Tutti i miei amici avevano imparato che quando ordinavano un caffè macchiato o un cappuccino dovevano sempre specificare “senza cacao per favore”.

Un giorno poi ho deciso di reagire e l’ho deciso proprio mentre mangiavo un bel piatto di pasta, alla faccia di Andrea e della linea! Tornando a casa, decisa a cancellare qualsiasi segno di Andrea nella mia vita, incontrai il postino: tra la posta c’era una lettera  indirizzata ad Andrea proveniente dall’hotel in cui eravamo stati in vacanza in Puglia. Incuriosita la lessi, era una fattura per un soggiorno di una settimana per due persone ma le date erano sbagliate, perché riportavano giugno anziché agosto. Stranita dall’errore chiamai subito l’hotel che mi confermò che Andrea era stato in quell’hotel a giugno insieme a sua moglie: evidentemente quella moglie non ero io.

I sensi di colpa, l’inadeguatezza, i chili di troppo all’improvviso avevano un senso: la mia inadeguatezza aveva un nome femminile, e magicamente non mi interessava quale fosse quel nome. Il cacao non era più’ un mio problema, e la mia passione per la cucina nemmeno.

Prima di andare a dormire quella sera, preparai una lunga lista di cose da fare il giorno dopo: iscrivermi ad un corso professionale di cucina, tornare in Puglia in vacanza, mangiare pasta tutti i giorni, andare in palestra (per me e non per lui), usare la carta di credito di Andrea per pagare tutte queste cose e per una fornitura di 1 anno di farina e pasta pugliese.

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