Il mare in una stanza

Guarda che bella quella laggiù. E poi un’altra ancora.

Oggi le prendo tutte e me le porto a casa. Voglio sentire il mare.

Se le metto tutte insieme, una vicino all’altra, porto a casa il mare. Non faccio nemmeno arrabbiare mamma perché i piedini li ho puliti per bene con l’acqua della pompa in giardino e le conchiglie le ho lavate una ad una. Ho fatto il bravo. Anzi sono bravo.

Non vedo l’ora di finire il pranzo per correre nella mia cameretta e riempire il letto di colori. Le metterò a distanze precise. Ecco, posso creare una fila di cinque, divise per colore, forma e grandezza.

“Ma che bravo! Sei il mio campione.”

Non l’ascolto. Sono troppo concentrato e sono solo alla seconda fila.

Chiamerò la mamma a lavoro finito, così potrà essere veramente orgogliosa di me. Mi piace fare le cose precise, papà dice che da grande devo fare il programmatore. Tutta una cosa con i numeri e il computer. Dice che così gli risolverei tanti problemi visto che con i programmatori lui non ha avuto mai un bel rapporto.

Mi allontano dal letto. Lo guardo a distanza, salgo sulla sedia ancora più in alto. Sono bellissime, tutte in fila. Il mare in una stanza.

“Mamma vieni a vedere? Ora puoi.”

“Ale? È pronto! A tavola su.”

Con gli occhi chiusi, passo il dito avanti e dietro, lungo le linee di questa conchiglia. Come lo scorrere della bacchetta sul violino, incrociare le corde, fino a trovare l’accordo struggente.

Con gli occhi chiusi sento la ruvidezza di questa conchiglia e sono convinto che è come nella vita. La ruvidezza è sempre apparente; cela sempre un animo gentile.

Oggi vorrei essere lì su quella sedia, a guardare le conchiglie, e le cose, dall’alto.

Con quel distacco che ti aiuta a capire e a calmarti. Perché è vero che per essere capaci di vedere cosa siamo dobbiamo allontanarci e poi guardarci da lontano.

Questa conchiglia ha viaggiato sempre con me, dalla spiaggia di Cala Fetente fin qui a Leicester, dove vivo e scrivo di sport. Dove sto per vivere un sogno insieme a tutta la città. I brividi sono gli stessi di quando salivo sul bus diretto a Polignano a Mare.

I brividi e i lividi non cambiano neanche su paralleli diversi.

Meno male che c’è Attilio, che non è il mio coinquilino ma vive sempre con me.

Oggi che è domenica Attilio mi riporta a Polignano. È il giorno dedicato alle conchiglie, ai ricordi e ai sogni. Conchiglioni numero 102 anche qui a Leicester.

Hai presente lo stupore dei bambini che raccolgono conchiglie? L’immagine che più di ogni altra racconta la felicità. Perché non ne trovi mai due uguali. Una volta ho letto che è così strano che una cosa molliccia riesca a creare un oggetto che sfida il tempo. Che un mollusco informe riesca a creare un’architettura di straordinario rigore geometrico. Evidentemente, questi esseri invertebrati dall’aspetto vagamente alieno condividono lo stesso destino degli artisti, venerati per i capolavori che ci hanno lasciato più che per le loro vite.

Fantastico.

Il letto è pronto. Le ho posizionate a distanze precise. Salgo sulla sedia e le guardo dall’alto. Stavolta non le ho pulite una ad una con l’acqua ma le getterò nell’acqua che bolle, dopo averla salata.

“Ranieri oh oh, Ranieri oh oh oh oh!”

Stanno passando i tifosi sotto casa, diretti allo stadio di Leicester, cantano Nel blu dipinto di blu in omaggio a Ranieri. L’allenatore che li sta facendo vivere un sogno. Nel blu dipinto di blu scritta da Domenico Modugno, nato a Polignano a Mare come le mie conchiglie.

Con il mare in una stanza, nessuna distanza.

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