La prestigiosa manifestazione culturale tranese, giunta alla 13° edizione, ha registrato anche quest’anno il sostegno dell’azienda Granoro, sempre attenta alla diffusione della cultura come servizio per il nostro territorio.

Ai Dialoghi di Trani si parla di futuro

Immancabile il sostegno dell’azienda Granoro, ormai da diversi anni main partner affiatata di una “istituzione” del mondo culturale del territorio pugliese.

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“Il futuro non esiste, il futuro va creato”. Con questo spirito si è appena conclusa un’intensa e ricca settimana (dal 23 al 28 settembre) all’insegna della cultura a Trani , in occasione della 13° edizione dei DIALOGHI DI TRANI, il cui tema è stato il futuro.

Immancabile nell’ospitare l’evento la splendida cornice del Castello Svevo di Trani, così come immancabile il sostegno dell’azienda Granoro, ormai da diversi anni main partner affiatata di una “istituzione” del mondo culturale del territorio pugliese che, oltre al sigillo della città di Trani ed il premio Gutenberg per l’edizione 2013, ha ricevuto nel 2009 il Premio per la migliore manifestazione di promozione del libro e della lettura di rilevanza nazionale, conferito dal Ministero per i Beni e le Attività culturali diventando uno dei più importanti eventi culturali del Sud Italia. Il Festival quest’anno ha ricevuto l’ Adesione del Presidente della Repubblica e Sua medaglia di rappresentanza.

Ospiti illustri del mondo del giornalismo, dell’editoria, esponenti del mondo accademico, politico e televisivo hanno dialogato e si sono interrogati anche su come in quest’epoca di grandi cambiamenti, dominata dalla dissoluzione dei legami sociali e dalla crisi dei confini nazionali, si possa rimettere al centro della riflessione l’impegno e la profondità del dialogo, inteso come confronto tra persone di diverso orientamento e provenienza.

«Il futuro è per definizione incerto e rischioso, – ci ricorda il filosofo Remo Bodei (ospite il 25 settembre) – ma oggi la consapevolezza della sua incidenza si è enormemente accresciuta in un mondo globalizzato le cui parti sono interconnesse, ma in cui la comprensione dei processi è diventata più opaca e i pericoli non sono sufficientemente calcolabili».

Non bisogna però disperare nel futuro, soprattutto in quest’epoca in cui è lecito sentirsi un po’ sperduti. Perché se il futuro appare tanto incerto, significa che ancora non è stato scritto e che è possibile scriverlo. “Quale mondo costruiremmo se avessimo la percezione di poterlo ancora fare?” – si interroga la scrittrice Michela Murgia (intervenuta il 26 settembre), che poi azzarda: «La risposta è nel futuro, perché il passato appartiene alla narrazione e il presente all’azione. Solo il futuro è il tempo della politica, almeno nella misura in cui la politica è ancora profezia e non manutenzione».

Non sono mancate le pregiate intuizioni del sociologo polacco Zygmunt Bauman che ha analizzato le contraddizioni e le tensioni tra i principi fondamentali della democrazia e le ideologie politiche che stanno prospettando false soluzioni all’attuale crisi della stessa con l’obiettivo di comprendere più profondamente la scena politica globale affrontando in maniera adeguata le nuove realtà globali.

Importante anche il punto sull’antimafia, con Sandra Bonsanti (giornalista e politica), Nando Dalla Chiesa (Professore di Sociologia della Criminalità organzizata all’Università di Milano e presidente onorario dell’Associazione Libera), Giorgio Zanchini (giornalista) e Gian Carlo Caselli (ex magistrato che ha condotto le inchieste su Brigate Rosse e Prima Linea) ospiti con i quali ci si è interrogati se la cultura dell’AntiMafia sia sufficientemente diffusa nella coscienza civica di cisacuno di noi, negli interventi educativi, e se si traduca in sostegno alla magistratura. Comprendere la vera forza della mafia significa analizzarne le alleanze e l’intreccio di potere e di interessi.

Gran finale con delle opportune riflessioni e interrogativi sul futuro del mondo del lavoro e dell’economia italiana, con Roberto Napoletano e Oscar Farinetti. Il lavoro tra flessibilità e nuove forme, la fotografia di un’Italia in cui le testimonianze di chi resiste e non si dà per vinto restituiscono il volto di un’Italia sofferente, ma desiderosa di ricostruire il proprio futuro.